Renata Gili

A Gaza c’è un caso di polio: cosa significa?

Non solo bombardamenti, malnutrizione, sistema sanitario al collasso, ospedali che cadono a pezzi e decine di migliaia di casi di malattie infettive che dall’inizio della guerra colpiscono le persone sulla striscia di Gaza: i bambini palestinesi oggi si trovano ad affrontare una nuova minaccia, la poliomielite. Vediamo cosa sta succedendo e perché la situazione è grave e deve essere fatto subito tutto il possibile per tenerla sotto controllo.

Cosa sappiamo

A metà luglio 2024 il ministero della salute palestinese ha annunciato il ritrovamento del virus della polio su campioni di acque fognarie e stagnanti, segno che il microrganismo stava circolando in quel territorio (probabilmente già da qualche tempo).

In questi giorni (metà agosto 2024), dopo 25 anni di assenza della malattia in Palestina, è stato confermato il primo caso di poliomielite in un bambino di 10 mesi, nato a conflitto già iniziato e quindi non vaccinato.

Che cos’è la poliomielite

È una malattia virale che colpisce il sistema nervoso centrale e può portare a paralisi, normalmente a carico degli arti inferiori ma nei casi più gravi può colpire anche tutto il corpo (una volta queste persone potevano mantenersi in vita solo vivendo all’interno di enormi macchinari – i cosiddetti polmoni di acciaio – che erano gli antenati dei moderni ventilatori meccanici). Il problema è che, fra tutte le persone infette, solo circa l’1% sviluppa paralisi. Oltre il 90% dei malati presenta invece sintomi simili a una influenza. In altre parole, la maggior parte delle persone non sa nemmeno di avere la polio ma per periodi anche molto lunghi può diffondere il virus. Proprio questo ci fa pensare che, a fronte del caso di poliomielite del bambino di dieci mesi a Gaza, potrebbero esserci altre centinaia di casi non rilevati.

Perché proprio adesso

Il virus della polio si trasmette per via oro-fecale, attraverso il consumo di cibo o acqua contaminati con escrementi di persone infette. È facile intuire, dunque, che le attuali disastrose condizioni sulla Striscia di Gaza, con strutture sanitarie distrutte e sistemi idrici e igienico-sanitari gravemente compromessi, favoriscono la circolazione del virus. Ma non solo: le coperture vaccinali anti-polio prima della guerra erano altissime (99% nel 2022) ma negli ultimi mesi sono crollate a circa 86%. Questo fa sì che ci siano molti bambini non vaccinati fra i quali il virus può diffondersi facilmente.

Cosa fare

È importante fermare il prima possibile la circolazione virale e proprio per questo l’OMS e l’UNICEF hanno richiesto due tregue umanitarie (una a fine agosto e una a fine settembre) per consentire la tempestiva vaccinazione di oltre 640.000 bambini sotto i 10 anni. Verranno inviate a Gaza oltre 1,6 milioni di dosi di vaccino orale antipolio, sperando che venga garantito il corretto trasporto e il mantenimento della catena del freddo, in modo da non avere intoppi e iniziare subito la campagna vaccinale.

Questa situazione può rappresentare un pericolo per noi?

Il discorso è complesso (sottolineo che grazie alle vaccinazioni l’ultimo caso di polio in Italia risale al 1982) e la prima cosa da sapere è che per la polio esistono due tipi di vaccini, uno orale (il Sabin, dal nome del suo scopritore) e uno intramuscolo (il Salk).

Il Sabin è composto da virus vivo e attenuato: vaccinandoci veniamo proprio infettati da un virus simile a quello della polio ma in forma attenuata, ossia non in grado di raggiungere il sistema nervoso e dare paralisi. La sua efficacia è elevatissima. Stimola, infatti, una risposta immunitaria in modo identico a quello che succederebbe con il virus vero ma senza i rischi della malattia. Inoltre è facile da somministrare: due gocce sopra una zolletta di zucchero, e i bambini sono pure contenti. Questo vaccino in Italia è stato utilizzato fino al 2002 e, grazie alla sua efficacia, ci ha permesso di eradicare la polio.

Il Salk (lo usiamo dal 2002 ed è contenuto nell’esavalente) è, invece, un vaccino “inattivato”: non contiene il virus vivo ma ucciso. Stimola, quindi, una risposta immunitaria certamente efficace, ma non quanto il Sabin. In altre parole, con il Sabin la replicazione virale nei soggetti vaccinati, qualora venissero a contatto con il virus, non avviene e si può ottenere l’immunità di gregge. Con il Salk, invece, la risposta immunitaria è un poco meno efficace, probabilmente è possibile una parziale replicazione virale e dunque non si può escludere, in presenza del virus, la possibilità che questo riesca a circolare in maniera limitata nella popolazione.

Perché non abbiamo continuato a usare il Sabin, visto che è più efficace? Perché il Sabin ha un problema: in circa 1 caso ogni 750.000 vaccinati causa una paralisi. Avete capito bene: anche se molto raramente, il vaccino può causare la stessa paralisi che causa la poliomielite. Finché i casi di polio erano moltissimi (solo in Italia oltre 8.000 ogni anno) il rischio di questo vaccino era tollerabile. Ma si è poi arrivati a una situazione paradossale: fra il 1992 e il 2002 il virus della polio è sparito e noi continuavamo a vaccinare con il Sabin, quindi in quei dieci anni si sono verificati dei casi di paralisi (da vaccino) anche se la poliomielite non esisteva più. Il Sabin aveva a quel punto un rischio non più tollerabile e abbiamo iniziato a usare il Salk, un poco meno efficace ma sicurissimo.

Qual è il punto, dunque?

Se TUTTI (o, comunque, almeno il 95% della popolazione) sono vaccinati (con Salk), anche se dovesse tornare il virus della polio è difficile che questo riesca a diffondersi.

Ma se ci sono gruppi di popolazione non vaccinati (e in alcune regioni italiane è così, oltre a sottolineare che prima della Legge Lorenzin erano diverse le persone che decidevano di non vaccinare i propri figli), basta che uno venga infettato e il virus si trova la strada libera per diffondersi e infettare anche gli altri, causando epidemie. Siamo sicuri che in una situazione di circolazione virale elevata non si sia poi costretti a tornare (tutti) a usare il vaccino Sabin, più efficace ma meno sicuro, per fermare la diffusione del virus?

Ecco perché è fondamentale che le coperture vaccinali dei bambini siano elevate: oggi possiamo permetterci di usare vaccini sicurissimi e sappiamo bene che più ci si vaccina, maggiore è la sicurezza per tutti. Non dimentichiamolo.

Ps. Per avere idea di cos’era una volta la polio e del perché facesse così paura, vi consiglio la lettura di Nemesi di Philip Roth.

Fonti

https://www.epicentro.iss.it/polio

https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2024/08/17/primo-caso-di-polio-nuovo-allarme-sanitario-a-gaza_7df57892-fb3d-4193-b697-bd257487ab65.html

https://www.who.int/news/item/16-08-2024-humanitarian-pauses-vital-for-critical-polio-vaccination-campaign-in-the-gaza-strip

https://www.thelancet.com/journals/laninf/article/PIIS1473-3099(23)00688-6/fulltext

https://medicine.yale.edu/news-article/is-polio-making-a-comeback