Perché certe malattie virali si diffondono velocemente e altre rimangono confinate o, addirittura, a un certo punto spariscono? La risposta è complessa e implica più elementi: dalle modalità di trasmissione del virus all’efficienza con cui questo si diffonde fino alla disponibilità di un vaccino, per citarne solo alcuni. C’è un fattore, poi, particolarmente importante. Parlo della capacità del virus di trasmettersi quando la persona infetta è asintomatica. Pensiamo al Covid. Nei primi giorni di malattia si sta tutto sommato bene: magari si è un po’ spossati e cola il naso, ma la verità è che si va a lavorare e pure a cena con gli amici. Ed è proprio in questo momento che il virus si diffonde con più efficienza. Il malato, infatti, non sta a letto, vede molte persone e, ignaro di tutto, ne contagia una parte. Un altro esempio è l’HIV, il virus che causa l’AIDS. Questo si trasmette in modo meno efficiente rispetto al Covid ed è necessario un contatto molto stretto ma, nonostante ciò, negli anni ’80 si diffuse nel mondo. Non è un caso che la persona infetta rimanga, anche per un lungo periodo, in apparente ottima salute. L’infezione, però, c’è e può essere diffusa. La situazione sarebbe diversa se la trasmissione avvenisse solo in presenza di sintomi evidenti: un malato chiuso in casa, infatti, è difficile che diffonda la malattia. Successe con la SARS nel 2003: la trasmissione del virus avveniva solo al peggioramento dei sintomi e i pazienti furono facilmente isolati, arrivando ben presto a spegnere l’epidemia. Insomma, semplificando un discorso complesso, la capacità di certi virus di trasmettersi anche attraverso individui asintomatici spiega in parte la contagiosità di certe infezioni e la difficoltà a limitarne la diffusione. Che dire, quindi, del Monkey Pox? Diversi fattori, a oggi, ci fanno pensare che per noi il rischio sia limitato: conosciamo il virus da anni e molti sono protetti grazie alla vaccinazione contro il vaiolo che si faceva tempo fa, in parte efficace. Abbiamo, inoltre, dei vaccini e per il contagio è necessario un contatto molto stretto: in caso di malattia, può essere evitato. In presenza di caratteristiche come queste si può intervenire arginando prontamente la diffusione della malattia. Ciò che è importante ancora accertare (e per ora non ci sono indizi che sia così) è la trasmissione dell’infezione da parte di soggetti asintomatici. Nel caso specifico è questo, infatti, il fattore che potrebbe essere più problematico.
[Articolo pubblicato sulle pagine di Repubblica Torino martedì 27 agosto 2024]
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